Le Lucciole
Collettivo femminista e lgbitq
8 marzo di autodeterminazione
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bulgaria

Nello Stato Spagnolo una proposta di legge repressiva e machista minaccia seriamente le possibilità di autodeterminazione delle donne. Si tratta della legge Gallardon che, se approvata, impedirà il diritto all’aborto legale e assistito in quasi tutte le circostanze, tranne in caso di pericolo fisico o psichico estremo per la donna. Molte donne saranno costrette ad abortire clandestinamente: quelle che potranno permetterselo si recheranno in cliniche all’estero, le altre dovranno scegliere se accettare condizioni igienico-sanitarie spesso precarie, mettendo a rischio la propria vita, o portare avanti una gravidanza non desiderata e subirne la violenza.

In Italia lo scenario è paurosamente simile. Sempre più donne si vedono negata la possibilità di interrompere volontariamente la gravidanza, soprattutto a causa della presenza sempre maggiore dei medici obiettori (che è di circa l’80% per i ginecologi). Inoltre i tagli alla sanità hanno portato alla chiusura di numerosi consultori e centri per le malattie a trasmissione sessuale (MTS) e all’innalzamento del costo di diversi servizi sanitari.

Il messaggio sembra chiaro, le donne non possono autodeterminarsi e decidere sul proprio corpo, che è continuamente oggetto di violenza: nelle case (tra le botte e la costrizione nel ruolo di madre e moglie), nelle strade (occhiate, fischi, commenti) nei consultori (in Lombardia quasi unicamente gestiti da associazioni cattoliche antiabortiste), nelle questure (l’ultimo luogo dove vorresti andare dopo una violenza), sul lavoro…

Contemporaneamente i tagli al welfare a livello sanitario ed assistenziale scaricano ancora una volta sulle donne il peso del lavoro di cura, utilizzando la famiglia tradizionale e oppressiva come unico sostegno sociale. D’altra parte, il continuo attacco ai diritti sul lavoro, la flessibilizzazione dei contratti, le dimissioni in bianco, aumentati con la crisi economica, generano una sempre maggiore precarietà lavorativa ed esistenziale soprattutto per le donne. Tutto questo ci impedisce oggi di poter scegliere se, come e quando essere madri.

Vogliamo riprenderci i nostri corpi e i luoghi in cui viviamo!

Ci dicono che la notte è pericolosa, che non possiamo andare in giro da sol*. Ci dicono come vestirci, per non attirare sguardi, fischi, palpatine e stupri. Ci dicono che se ci travestiamo e baciamo in strada siamo esibizionist*. Ci dicono che se siamo vittime di violenza ce la siamo cercata.

E allora, la notte dell’8 marzo riprendiamoci le strade, tutt* insieme! Travestit*, svestit*, performat*, senza paura di essere chiamate zoccole, cagne, puttane, perché la parola puttana deve smettere di essere un insulto.

H 17.00 presidio davanti all’ASL n.1 in corso Italia 19
H 19.00 unisciti alla marcia!

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