Le Lucciole
Collettivo femminista e lgbitq
In ricordo di Leslie Feinberg
Categories: General

di M.M.

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Stanotte celebreremo il nostro modo di essere. Che non solo è giusto, ma è anche bellissimo.

“Remember me as a revolutionary communist”, così ricorderemo Leslie Feinberg, come ha voluto, poco prima di lasciarci il 15 Novembre; l* ricorderemo come un* compagn*, facendo nostra la sua determinazione nel lottare contro le ingiustizie e contro ogni sopruso, mettendo in discussione prima di tutto il nostro linguaggio, portatore di quel sistema di valori patriarcali e sessisti, criticato e de-costruito da Leslie, che per superare la dicotomia tra she/he, fece suo il pronome ze, neutro nel senso etimologico del termine, neutro come atto rivoluzionario contro un mondo “genderizzato” ed escludente.
Militante del Workers World Party, impegnat* nelle mobilitazioni del movimento lesbico- femminista, transgender e queer, attivista, intellettuale e scrittore, fu direttore responsabile del Workers Word Newspaper. Osservatore attento dei cambiamenti del mondo, Leslie considerava la liberazione dei soggetti lgbit come una battaglia essenziale nella lotta di classe, analizzandone le specificità e le intersezioni con le lotte di altri settori oppressi della stessa classe.
Leslie consegnò anche ai movimenti italiani la propria vicinanza e solidarietà, prima nel 2004, appoggiando le contestazioni per la visita di Bush a Roma e il movimento contro la guerra in Iraq, e poi nel 2006, in occasione del corteo milanese in difesa del diritto all’aborto.
Gli articoli e gli interventi pubblicati sul suo blog www.transgenderwarrior.org ci consegnano l’immagine di un compagn* impegnato nelle lotte antirazziste, antimilitariste, a fianco dei/delle malat* di AIDS, degli indigeni del continente latino-americano, dei lavoratori e delle lavoratrici, di un compagn* che definiva se stess* come anti-racist white, working-class, secular Jewish, transgender, lesbian, female, revolutionary communist.

Ricordiamo oggi Leslie, nel giorno del TDoR (Transgender Day of Remembrance), per l’impegno che diede alla lotta di liberazione trans*, attraverso testi, analisi e riflessioni, e soprattutto a partire dalla propria condizione, dalla propria liberazione e dalla propria trans-formazione. L’uso dell’asterisco, o di altre soluzioni neutre, nella comunicazione scritta e orale, si carica di un significato reale; non un’operazione “politicamente corretta”, né un’opzione che contenga sia il genere maschile che quello femminile, ma uno strumento che superi questa dicotomia, e denunci allo stesso tempo la violenza del sistema patriarcale normato, di quel sistema che tutt’oggi arma le mani degli uomini che usano violenza o uccidono transessuali, transgender o soggetti non identificabili in nessun genere.

Il miglior modo per conoscere Leslie è visitare il suo blog, leggere i suoi romanzi e i suoi saggi. Noi scegliamo di ricordarl* attraverso uno dei suoi più celebri romanzi, Stone Butch Blues, opera con la quale Leslie ha riconsegnato al movimento lgbti*q un pezzo della nostra storia, quella della segregazione e della resistenza delle lesbiche, delle femme e delle butch degli anni Cinquanta e Sessanta negli Statu Uniti. Romanzo che quest’anno compie il ventesimo anniversario dalla pubblicazione, e il decimo dall’edizione italiana, curata della collana di Officine T della casa editrice Il dito e la luna.
Ricordare Leslie attraverso il suo Stone Butch Blues significa ricordare le storie, note o meno, di lesbiche, butch, prostitute, trans*, gay, dragqueen, dragking, travestite, femme e altre favolosità che rivoluzionarono la propria vita, e di riflesso quella del mondo .

Un’opera difficilmente riconducibile ad un genere letterario, con la quale Leslie descrisse storie di violenza e liberazione, consegnando a tutte noi le contraddizioni e la forza di gay, lesbiche e butch negli anni che precedettero la rivolta di StoneWall; Margherita Giacobino nell’introduzione all’edizione italiana di Stone Butch Blues, tenta di aiutare il lettore a definire il “mondo” in cui doversi catapultare per cogliere a pieno la narrazione, e scrive:

[…]butch e femme, insieme alle loro amiche dragqueen e ai loro amici “froci” ci riportano nel disordine creativo e pericoloso del desiderio non “normalizzato”, in quella zona d’ombra tra il giorno e la notte che non si lascia catturare né definire.

La zona d’ombra inafferrabile rimane oggi uno spazio fisico-temporale in cui trovare una propria liberazione, in un mondo che accetta solo la luce o il buio, l’uomo o la donna, il gay o l’etero. Un mondo dove le sfumature tra i due poli non sono accettati, perché mine troppo pericolose.
Ricordiamo Leslie, con le sue parole, e le dedichiamo a tutte le vittime di trans-fobia, con la certezza che i percorsi collettivi di liberazione sessuale riusciranno un giorno a creare quel mondo migliore per cui lottiamo e per cui ze ha lottato.

Dentro c’erano persona diverse come me. Sedevamo in cerchio e ci rispecchiavamo gli uni negli occhi degli altri. Mi guardavo intorno e non avrei saputo dire chi era donna e chi uomo. Sulle loro facce splendeva una bellezza diversa da quella reclamizzata in televisione e sulle riviste. È una bellezza con cui non si nasce, ma che ci si conquista a prezzo di lotta e sacrificio.
Ero orgogliosa di sedere tra loro, di essere una di loro.

Ciao stone Leslie.

Citazioni da:
P. Marcasciano, Antologaia Sesso genere e cultura degli anni ’70, Il dito e la luna, Milano, 2007, p. 11.
M.Giacobino, Introduzione, in Leslie Feinberg, Stone Butch Blues, Il dito e la luna, Milano, 2003, p. 8.
Leslie Feiberg, Stone Butch Blues, Il dito e la luna, Milano, 2003, p. 357.

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