A Milano un segnale forte contro l’obiezione di coscienza e per l’autodeterminazione dei corpi: occupati stamattina gli uffici della Direzione Sanitaria di Niguarda, ospedale con la percentuale più alta di obiettori di coscienza a Milano.
Milano, 11 aprile 2014
Negli stessi giorni in cui gli integralisti cattolici sfilano per la città ostentando macabri crocefissi ornati di feti sanguinanti e chiedendo il ritorno dell’aborto clandestino, abbiamo deciso di “andare alla fonte” dei problemi che già ci affliggono -e che questi signori vorrebbero istituzionalizzare- e di stanare chi se ne rende complice quotidianamente, in particolare le direzioni sanitarie degli ospedali che:
- continuano ad assumere personale obiettore di coscienza rendendo ogni giorno più difficile lo svolgimento del servizio IVG e drammatica e pericolosa la condizione delle donne che devono sottoporsi ad un aborto terapeutico
- consentono l’obiezione anche per prestazioni su cui non sarebbe consentita (visite pre ricovero e pre-dimissioni, prescrizione della pillola del giorno dopo che NON è un abortivo, raschiamenti per emorragie conseguenti ad aborti spontanei ecc)
- applicano all’accettazione del servizio IVG assurdi meccanismi di numero chiuso, inesistenti per qualunque altra prestazione medica, che obbligano le donne che devono abortire ad un drammatico percorso a ostacoli da un ospedale all’altro
Abbiamo deciso di dare un segnale forte contro tutto ciò, occupando simbolicamente la Direzione Sanitaria dell’ospedale Niguarda di Milano:
Perché Niguarda, feudo di Comunione Liberazione, è l’ospedale milanese con la maggiore percentuale di medici obiettori, che supera il 90%;
Perché è l’ospedale che ha dato pronta ospitalità agli integralisti cattolici di No194 che, sfrattati dalla Mangiagalli grazie alle nostre mobilitazioni, svolgono adesso qua davanti le loro maratone di preghiera contro aborto e eutanasia;
Perché qui in autunno è morta una donna in seguito ad una IVG e subito è stata messa una sordina alla notizia, che è sparita immediatamente dai media;
Perché ginecologi di questo ospedale partecipano ridacchiando a trasmissioni radiofoniche che dovrebbero parlare di scienza e in cui invece si sbertucciano con offese misogine e sessiste donne con malattie croniche invalidanti come l’endometriosi (è successo alcuni mesi fa a radio 105).
Come un mese fa a Roma le donne hanno occupato l’Ordine dei Medici, anche noi oggi siamo qui per chiedere una posizione chiara della direzione ma anche dei singoli medici operanti nel servizio pubblico, in merito a questi punti:
- cessazione della presenza degli integralisti cattolici nel piazzale dell’ospedale
- accesso libero e gratuito all’aborto per ogni donna, anche senza permesso di soggiorno, in qualsiasi struttura sanitaria pubblica e in qualsiasi momento. Il medico che obbietta si rifiuta di erogare una prestazione sanitaria e quindi di compiere il suo dovere
- possibilità di scelta effettiva fra aborto chirurgico farmacologico (pillola ru486), in regime di day hospital
- accessibilità senza obiezioni di sorta alla prescrizione e all’acquisto della pillola del giorno dopo
- autonomia decisionale e partecipazione attiva di ogni donna a tutto il percorso nascita (gravidanza, parto, puerperio), con riduzione degli interventi medici ai soli casi di effettiva urgenza e necessità e comunque previo consenso libero e informato della donna
- nessun* bambino deve subire interventi medico farmacologici non necessari o trattamenti chirurgici cosmetici su genitali sani solo perché “atipici”
- depatologizzazione della condizione trans
- riduzione delle liste di attesa e dei costi della perizia dei diversi servizi per la re-attribuzione chirurgica del sesso